11 ottobre 2015 di Marcello Lenzi, ALBA Livorno
La carneficina di manifestanti pacifici per la democrazia, la laicità e la pace nazionale ad Ankara, ci ricorda la Strategia della tensione che in Italia contribuì a rallentare fino a cancellare le conquiste democratiche e civili che lavoratori, studenti e cittadini avevano ottenuto, con lotte e sacrifici nel corso del primo trentennio del nostro dopoguerra
Come autorevoli giornalisti della Stampa e del Sole 24 ore hanno affermato allo Speciale del TG3, andato in onda a tarda notte, le prime vittime di questo massacro (128 morti ed oltre 500 feriti) sono gli unici che sul campo sono stati capaci di fermare l’avanzata dell’ISIS, cioè i Kurdi che in quella manifestazione erano la componente più significativa. Gli stessi giornalisti, commentando il Nobel per la Pace assegnato a 4 organizzazioni tunisine per il loro fondamentale contributo al processo democratico nel loro paese, hanno affermato che l’Europa e l’Occidente non hanno aiutato i migliori ma i peggiori di coloro che in tutto il Nord Africa sono stati protagonisti delle cosiddette Primavere arabe e che dei 20mld di euro, promessi dalla UE per favorire quel processo democratico, alla Tunisia ne sono arrivati ben pochi.
Esprimiamo allora tutta la nostra solidarietà ai cittadini che in Turchia si stanno impegnando per fermare la deriva sempre più autoritaria e filo integralista di Erdogan che arma i jihadisti in Siria e bombarda i villaggi Kurdi anziché concentrarsi nella lotta al Califfato.
Auspichiamo che l’Italia imprima finalmente una svolta alla sua politica estera nei confronti di Africa e Medio Oriente che è ancora basata sullo sfruttamento delle risorse di quei paesi e sul sostegno a classi dirigenti che sprofondano i loro popoli nella miseria e nella violenza da decenni (e di cui furono vittime mai riconosciute Ilaria Alpi e Miran Hrovatin) prima ragione dei flussi migratori di dimensioni epocali che si riversano nel nostro continente.
Se una manifestazione per la pace finisce così, la Turchia non lascia scelta al popolo curdo. Altre, ancora troppe vittime innocenti, l’orrore non ha mai fine: