L’abbiamo attesa, aspettata con impazienza, corteggiata come una bella donna da tempo desiderata, ma quando si è svelata (come lista SI) non siamo riusciti a nascondere un moto di profonda delusione.
23marzo 2015 di Luca Stellati e Silvio Lami
Dopo oltre un decennio di disastrosa frammentazione, non c’è dubbio che le elezioni regionali rappresentassero l’occasione di invertire una tendenza, di affermare in sostanza che una sinistra unitaria ed inclusiva non solo fosse necessaria ma, anche possibile.
Sappiamo bene che le elezioni sono, anche, la risultante della capacità di radicamento e di una percezione di utilità sociale che va riconquistata ma, l’importante era comunque imboccare un percorso, riniziare a parlare con la gente, indicando un’alternativa praticabile di modello di sviluppo e di relazioni sociali.
Certamente è necessario essere propositivi, cercare di raccogliere le migliori elaborazioni dei movimenti e Comitati, parziali o locali che siano, che si sono manifestati a giro per la Toscana. E’ questo che giustifica la scelta della “lista SI”? Con buona pace di qualche brillante stratega della comunicazione, dire sì equivale a dire no al suo opposto, e viceversa. Non è che il SI è buono e che il NO è cattivo; è il contenuto, a cui si dice sì o no, che fa la differenza. Consigliamo la visione di “Maledetti vi amerò”, il film di Marco Tullio Giordana che derideva il manicheismo della sinistra alla fine degli anni ’70, una questione attuale anche ai nostri giorni!
Oggi si sconta però anche una incredibile carenza di memoria: la Toscana ha già visto la presentazione di liste Sì, ripetutamente è stato il logo utilizzato elettoralmente dai socialisti orfani di Craxi. Pare difficile che la sinistra toscana possa risorgere sotto questo emblema, che si riveli capace di raccogliere i consensi di quanti pensano che una sinistra sia essenziale a questo Paese martoriato, che possa catalizzare l’attenzione di quella maggioranza sociale che in questi anni ha manifestato opposizione e contrarietà alle politiche di austerity, che proprio nel riferimento ad “Un’altra Europa con Tsipras” avevano incrociato un messaggio comprensibile.
Conosciamo le divisioni che si sono manifestate in occasione delle elezioni europee, è chiaro che va bene lavorare per il loro superamento, ma la mediazione non può produrre messaggi incomprensibili ai più.
Siamo convinti che serva una Sinistra, avremmo detto prima una sinistra radicale, ma quest’aggettivo è ormai pleonastico di fronte al palese abbandono di campo da parte del PD di Renzi, mettendo insieme storie anche molto diverse e sperimentando una nuova capacità democratica di confronto ed elaborazione delle scelte.
Altri pensano che “sinistra” sia ormai un termine non utilizzabile e propugnano messaggi nuovisti.
Se si è scelto di cancellare dal nome della lista termini come “L’altra Toscana” o “sinistra”, non si comprende a questo punto neppure il mancato accordo con la lista di cittadinanza “Buongiorno Livorno”, visto che si è finito con l’imboccare una strada assai simile.