Si è tenuto nel pomeriggio del 6 febbraio l’incontro presso il Ministero dello Sviluppo Economico per la vertenza sullo stabilimento Aferpi di Piombino. Presenti all’incontro il ministro Calenda, la viceministra Bellanova, il commissario Nardi, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, il sindaco di Piombino Giuliani, i rappresentanti sindacali nazionali e territoriali.
6febbraio 2018 da Fiom Cgil Piombino
Il ministro ha infomato che oggi è partita la diffida al collegio sindacale di Aferpi per la convocazione dell’assemblea che dovrà essere tenuta entro 15 giorni, in quanto, a un mese di distanza dalla prima richiesta formale quella assemblea deve esprimersi ed assumersi la responsabilità sullo stato di insolvenza di Aferpi. Trascorso questo termine il ministro ha annunciato che presenterà le due istanze di insolvenza per Cevital e di amministrazione straordinaria per Aferpi.
Successivamente i tempi previsti per queste due istanze sono: immediato per l’amministrazione straordinaria e un mese dalla presentazione della richiesta per l’insolvenza. Una procedura questa al riparo anche da eventuali tentativi di ricapitalizzazione in quanto – come dichiarato dal ministro – Aferpi rischia di non partecipare alla gara avviata dalle Ferrovie dello Stato, con un grave rischio di perdita del patrimonio aziendale.
Il ministro, infine, ha annunciato di aver ricevuto questa settimana una lettera di Cevital in cui l’imprenditore ha dichiarato di voler incontrare Jindal per ricercare un accordo tra le parti. Se tale accordo fosse confermato da un atto formale, il ministro sarebbe in condizione di fermare la procedura e riconvocare le parti per valutare insieme come procedere.
Su richiesta dei sindacati il ministro si è impegnato a riconvocare il tavolo entro una settimana, dieci giorni. Fim, Fiom e Uilm, con tutte le cautele del caso dettate dalla complessità della procedura, esprimono un giudizio positivo in quanto non solo sono state confermate le anticipazioni del precedente incontro ma registrano quell’accelerazione richiesta che tende a delineare un quadro di prospettive che, sia nel caso del commissariamento che della cessione dello stabilimento, portano a una discontinuità e aprono alla possibilità di tornare a produrre acciaio.