In questi giorni se ne sentono di tutti i colori sul futuro di Aamps rispetto al futuribile gestore privatizzato Retiambiente, da parte di politici, tecnici e politici travestiti da tecnici
26maggio 2015 da Andrea Romano
L’unica cosa certa è che senza Livorno il progetto Retiambiente arranca, da qui il nervosismo di chi vede saltare un business da sei miliardi, la cifra che i “privati” contano di incassare dalle tariffe nei prossimi 25 anni.
Esaminando gli atti possiamo capire come stanno in realtà le cose: nella famosa delibera comunale 151 del 2011 c’è scritto chiaramente che appartiene al Comune (unico proprietario) la “libera scelta” sul conferimento o meno di Aamps in Retiambiente e sull’adesione al percorso. Questo viene confermato anche dalla normativa regionale e dallo statuto di Retiambiente. Nella stessa delibera 151 si rinvia ad una successiva delibera, mai approvata, l’eventuale conferimento di Aamps in Retiambiente “nel rispetto dei tempi indicati negli atti di indirizzo”. Questi tempi non mi risulta siano stati rispettati da parte di ATO e Regione (eventuali proroghe non sono state approvate dal Consiglio comunale), quindi a maggior ragione non esiste nessun obbligo di regalare Aamps ai privati che gestiranno Retiambiente.
Da tutto questo si evince che non è neanche necessario “revocare” la delibera 151, perché già fissava i paletti per un eventuale successivo conferimento, non obbligatorio.
E’ evidente che se Livorno ha deciso di non conferire impianti, mezzi e personale a Retiambiente, per essa non sarà possibile gestire il servizio rifiuti sul nostro territorio, che quindi resterà affidato ad Aamps, che il PD lo voglia o no. Non è previsto infatti nessun potere di “requisire” le aziende non conferite.
Il Partito Democratico deve rispettare la volontà degli elettori livornesi, che hanno detto chiaramente cosa ne pensano delle privatizzazioni sia nel referendum del 2011 che alle ultime amministrative. Non possono rovesciare la volontà popolare a suon di carte bollate, è uno spettacolo indecoroso e triste, che danneggia la nostra città.