Surclassata dal project financing (!?) della Funivia dal Porto alla Stazione
2maggio 2016 da Sergio Landi, Lega Nord Livorno
In una città dove su 1000€ fiscali, 353 vengono dalle pensioni e 490 dal lavoro dipendente (ma quanto dal lavoro produttivo?), neanche un volo alto ci scuote da quella che Costalli (Presidente CCIAA) chiama “la cultura dell’attesa”.
Il Presidente, cifre alla mano, dice cose con una crudezza che ferisce. La crudezza sta in una frase “ non aspettatevi il cavaliere bianco che porta posti di lavoro a bizzeffe e non affidatevi al paracadute degli anziani” perché il futuro pensionistico, che ha retto come nuova cassa integrazione familiare, non sarà migliore del passato. La domanda molto educata del convegno “siamo al tramonto o all’alba?” si risolve nelle cifre impietose snocciolate dai presentatori.
La politica purtroppo rimane ai battibecchi o galleggia sul nuovo mantra del “pensiamo positivo che qualcosa di buono prima o poi accadrà… anzi sta accadendo” anche se nessuno lo vede. La realtà è diversa e il buio è fitto. Non c’è da scherzare.
Eppure già nel 2003 ne “Il cambiamento difficile” edito da F.Angeli, Irpet,Censis,CCIAA indicavano i punti deboli ed i fattori su cui puntare in questa città. Sono passati 13 anni e niente si è mosso se non indietro. Il ritardo con cui i giovani si affacciano al mercato del lavoro è frutto di una economia senza offerta o quando c’è si presenta nelle forme più marginali. Riprendere quei temi in una sorta di sfortunato “puntoeaccapo”, potrebbe essere tardivo ma saggio, concreto e al tempo stesso un sogno rispetto all’incubo che per molti si chiama fine della mobilità.
Quello che stupisce è che non si capisce ancora in che direzione si voglia andare: la CCIAA a sud verso Grosseto dentro un terziario molto legato al turismo e all’agricoltura passando per Piombino; Confindustria a nord verso Massa in una dimensione che privilegia industria,logistica e ricerca incrociando l’asse dell’Arno. Hic rodus hic salta. Intanto i “gufi” del FMI vengono a Roma e per il paese pronosticano un altro decennio di “sviluppo debole” sotto l’occhio vigile della Commissione Europea.