Pirogassificatore, un progetto di impianto per il recupero con tecnologia pirolitica di rifiuti plastici non altrimenti rigenerabili da respingere, Pyrenergy, via Caprilli 12, Livorno
Livorno 23 aprile da Maurizio Marchi Medicina Democratica
Medicina Democratica Onlus ha presentato osservazioni sul progetto in oggetto rilevando numerose criticità tecniche e ambientali, nonché carenze documentali che rendono la proposta da respingere.
Gli aspetti di maggiore interesse, in estrema sintesi, sono i seguenti:
- Non esistono rifiuti in plastica “non altrimenti rigenerabili”, specie se come nel progetto per “partite omogenee”: si recuperino pertanto come materia, senza distruzione, pirolitica o meno. Il progetto, una vecchia tecnologia superata, punta non tanto al recupero, quanto agli incentivi statali per la produzione di energia elettrica.
- L’impianto è da considerare come impianto di recupero energetico di rifiuti ovvero come impianto di incenerimento, pertanto le procedure e i presidi ambientali (monitoraggio incluso) devono essere coerenti a tale condizione. Questo non è previsto nella proposta progettuale.
- Le temperature di processo variano in un ventaglio elevato, ciò condiziona le caratteristiche e le quantità finali dei prodotti (olio combustibile, syngas, black carbon) che si intendono ottenere dal trattamento di pirogassificazione. Analogamente le quantità dei prodotti finali previsti variano sensibilmente da una all’altra parte della documentazione con una aleatorietà (per non dire approssimazione) elevata.
- Non è documentata (e si ritiene non fondata) la affermazione che il sistema previsto per il “lavaggio” dei gas ottenuti dalla pirogassificazione sia tale da garantire, in tutte le condizioni, un gas pulito pari al gas naturale (e quindi con le corrispondenti emissioni).
- Quanto sopra anche perché tra le tipologie di rifiuti che si vogliono utilizzare vi è anche il “car fluff” (le parti leggere in plastiche miste ottenute dalla rottamazione degli autoveicoli) con notevoli quantità di polivinilcloruro e quindi di cloro, precursore delle diossine. Nel caso dell’impianto proposto non si prevede neppure il monitoraggio del cloro nelle emissioni (come pure per i metalli pesanti sicuramente contenuti nelle plastiche). Ovvero si nega a priori ogni possibile problema.
- Coerentemente con tale, inaccettabile, postulato nello studio di impatto ambientale non si è ritenuto meritevole di approfondimento l’impatto ambientale relativo alle emissioni, il tema è sbrigato come segue “In base all’A.I.A. rilasciata a TRINSEO Italia, le emissioni inquinati in atmosfera riguardano essenzialmente, NOx, polveri, CO, COT, IPA. I flussi di massa autorizzati sono paragonabili a quelli previsti per il processo Pyrenergy “. L’affermazione sposta peraltro l’interesse sull’impatto ambientale della Trinseo, all’interno della quale si intende realizzare l’impianto.
- Le correlazioni tra Trinseo e nuovo impianto (con diversa ragione sociale) pone la necessità di approfondire tutti gli aspetti di reciproca possibile interferenza come pure di possibili effetti domino soprattutto per quanto riguarda possibili incidenti, la loro entità e le modalità di gestione delle emergenze.
- Non siamo per nulla convinti che i rifiuti plastici che si vogliono utilizzare non siano altrimenti “rigenerabili” (45% materie plastiche da raccolta differenziata (!!); 45% frazione leggera da demolizione autoveicoli; 10% scarti di plastica di varia provenienza), questa condizione viene presentata come un presupposto e la motivazione del tipo di trattamento proposto, ma non viene adeguatamente documentata (né vengono documentate alternative di trattamento finalizzate, per esempio, per la produzione di sostanze organiche di base utilizzabili per altre produzioni chimiche).
- L’impianto che si vuole realizzare è, a sua volta, un “riciclo” : “L’impianto sfrutterà il processo produttivo già utilizzato negli anni ottanta dalla società Metalrecuperi S.p.a. di San Martino all’Argine (MN). In aggiunta la società Pyrenergy impiegherà parte delle apparecchiature già utilizzate nel citato impianto produttivo, dopo che le stesse saranno state sottoposte a manutenzione straordinaria e nuova certificazione, secondo la vigente normativa.”. Si tratta di un impianto nato come sperimentale, che ci risulta inattivo almeno dal 1993 e la cui autorizzazione venne sospesa dalla Regione Lombardia per gravi inadempienze del gestore (Pyreco Srl). Il sito in questione è stato oggetto di bonifica con costi a carico della collettività per il fallimento della Metalrecuperi Spa. Quindi anche le apparecchiature che verranno utilizzate necessitano di una attenzione particolare che non emerge dalla documentazione. La produzione di rifiuti dal processo è elevata e pari a circa il 21 % (come negli inceneritori “tradizionali”) cui si possono aggiungere ulteriori quote di rifiuti quando il “prodotto” carbon black risulti fuori specifica per un utilizzo.