Piombino, 09 aprile 2016 da Gruppo Minoranza Sindacale – Camping CIG
L’ intervento del Corpo forestale dello Stato, su mandato della Procura della Repubblica di Livorno, nei terreni Aferpi riporta in evidenza il problema dei rifiuti siderurgici a Piombino, sulla cui corretta gestione da parte dei vari gruppi succedutisi alla guida dello stabilimento sono già stati, in passato, sollevati pesanti dubbi
Riteniamo positivo che la magistratura se ne occupi di nuovo , di conseguenza la giustizia faccia il suo corso per giungere alla verità ed individuare la responsabilità di chi ha inquinato e degli enti pubblici preposti al controllo, nonché delle istituzioni. Lo scempio di un territorio , perpetrato negli anni, potrebbe aver avuto gravi conseguenze sulla salute dei lavoratori e della cittadinanza.
L’enorme, pluridecennale, accumulo di materiali di risulta, sulla cui natura e classificazione è necessario fare chiarezza definitiva, configura una situazione abnorme che va rapidamente sanata. Non abbiamo ad oggi alcun motivo per condividere le espressioni dietrologiche usate, in una intervista televisiva, da un rappresentante sindacale della zona, che sembrano adombrare secondi fini della Magistratura, sulla base del delicato momento in cui si è svolto l’intervento. Riteniamo deleterio che in questa partita si agisca per mettere i lavoratori contro la Magistratura.
L’intervento dei corpi di vigilanza e della magistratura, doveroso e opportuno anche per sanare pregresse disattenzioni, dovrà svolgersi senza alcun ritardo ad evitare di essere assunto come alibi per i ritardi altrui nel risanamento ambientale e nel rilancio produttivo della zona.
Cogliamo l’occasione per sottolineare la gravità della situazione di assoluta incertezza in cui versa la questione delle bonifiche del SIN di Piombino.”Il milione di tonnellate di rifiuti industriali ammassati nella zona tra la chiusa del Pontedoro e il Quagliodromo” (come riporta Repubblica in data 02/6 2007) giacciono, ancora oggi, in cumuli sparsi nei terreni del SIN e nelle discariche sequestrate. Senza la cui rimozione e la conseguente bonifica dei terreni e delle acque, nulla degli accordi, e dei piani di rinascita del territorio, potrà ovviamente essere effettuato.