Ieri sera al LEM, palazzo dei portuali, sul palco si sono alternati lavoratori, sindacalisti, un politico. Si è dipanato il racconto del lavoro perso, del lavoro che manca, del lavoro a rischio fino alla vicenda dell’AAMPS di queste ore. Voci disperate, voci compassate, opinioni anche contrastanti, ma una comune volontà di ricostruire un tavolo unitario sulla crisi, aperto ad ogni proposta costruttiva e spendibile capace di avviare una svolta per Livorno
28novembre 2015 di Barbara La Comba
Giornata terribile quella del 27 novembre per il lavoro, si prepara un altro Natale di luci abbassate sulla città.
Abbiamo lanciato una sfida raccogliendo le sollecitazioni di tanti lavoratori che non si capacitavano dell’indifferenza della loro città per una tragedia umana come la perdita del lavoro di decine di migliaia di persone. Livorno, città con il doppio della media nazionale di disoccupati. Abbiamo voluto raccontare le singole storie, per comporre un affresco vero, sincero, diverso, credibile, unitario.
Per farlo abbiamo noleggiato una grande sala conferenze, abbiamo invitato tutte le autorità dal Regionale al Comunale, dal Consigliere al sindaco, dal Presidente dalla Regione al Presidente della Provincia, dai segretari di partito locali a quelli Regionali, fino a tutte le sigle sindacali e tutte le vertenze dei lavoratori che abbiamo avuto modo di conoscere. Senza bandiere. Presenti tutte le sigle sindacali confederali e di base. Presenti i lavoratori di molte vertenze a Livorno, TRW, Call center, Grandi Mulini, AAMPS, CTT, Ceramiche Industriali, Cooplat… Assenti, tutte le istituzioni con l’unica eccezione del consigliere indipendente Marco Valiani.
Una amministrazione Locale disastrosa, dopo decenni di amministrazione monocolore che ha chiaramente nascosto le proprie inefficienze, non solo non ha saputo denunciarle ma se ne è oggi fatta gravemente complice con comportamenti nebulosi, contraddittori al limite della beffa verso la città, fortemente indicatori di una grave incapacità ma anche di un basso profilo morale. La Regione Toscana ha stanziato importanti cifre e chiede un impegno di progettazione. In questo compito Livorno sta gravemente fallendo.
Dobbiamo fermare tutto questo e riprenderci il diritto di essere orgogliosi della nostra città solo fino a poche decine di anni fa in grado di gareggiare con grandi porti europei, oggi fanalino di coda di tutti. Una grossa lacuna a Livorno, che tutti i lavoratori e tutte le sigle sindacali non si siano ancora mai davvero messe insieme ad un tavolo.
La classe lavoratrice ha perso su tutto, ha perso anche e soprattutto la fiducia e questo porterà solo ad un risultato, una gara al ribasso sulla qualità della vita di molti, troppi. Serve un cambiamento culturale nelle persone per non diventare spazio di conquista di imprenditori senza scrupoli, non interessati a valorizzare questo territorio, serve un cambiamento culturale per non essere manovrati da amministrazioni incapaci quando non corrotte. Serve un cambiamento culturale per capire cosa è importante per il bene comune e perseguirlo.
E per ricostruire dobbiamo parlare, tranquillamente, fra noi, senza limitazioni. Fra noi persone, cittadini lavoratori ed ex lavoratori. Sigle sindacali ed infine politica, che è espressione dei cittadini, non organizzazione autonoma dalla volontà dei cittadini. I lavoratori non possono continuare a delegare su tutto. I Lavoratori delegano per la paura di essere additati, per la paura di non essere all’altezza, per le paure che chi li vuole deboli e separati sottolinea loro ogni giorno.
Chi insinua la paura nei lavoratori, chi li tratta da sciocchi ed incapaci, spinge ad indebolirli ed a sfruttarli per propri interessi o per mantenere lo status quo. Questo è stato detto il 27 novembre 2015 al LEM. Deve esserci solidarietà fra i lavoratori, tutti. Fiducia nell’avviare un percorso davvero unitario per contare di più con chi il lavoro lo ha dilapidato e disperso e che oggi sfrutta le debolezze di una popolazione sempre più asservita che perde anche il diritto alla salute.
Poi temi forti: le cooperative appaiono oggi sempre più strumento non di collaborazione fra lavoratori ma di sfruttamento. L’utilizzo dei concordati giudiziari, tema caldo dopo l’annuncio del percorso per AAMPS di poche ore orsono, non possono essere lo strumento principale di deresponsabilizzazione delle scelte imprenditoriali e politiche. Guardiamo cosa è successo all’ATL oggi CTT. La privatizzazione dopo la distruzione delle aziende a partecipazione pubblica da parte di incompetenti non può essere l’unica exit strategy dalla crisi economica.
Basta tavoli chiusi. Basta vertenze separate. Si al tavolo di crisi ma aperto alla città. Tematico.
Le sigle sindacali devono trovare maggior forza nella delega sia dei lavoratori che degli ex lavoratori. Il loro lavoro prezioso deve trovare un cambio di passo nella collaborazione e trasparenza di tutti gli atti, principio ovvio per ogni percorso di recupero della fiducia.
AAMPS sarà la caporetto dell’amministrazione Cinque Stelle a Livorno? L’inceneritore e le politiche dei rifiuti insieme alle politiche sanitarie lo sono state per la precedente amministrazione PD. Ma se così sarà, cosa ci aspetta domani? Un commissario? Di quale corrente politica? Quale è la strada più giusta perché i Lavoratori ritrovino la loro dignità e la partecipazione di tutti ad un percorso di ripresa economica, commerciale ma soprattutto, culturale.
Manchiamo noi stessi. Per questo l’Associazione Oltre raccoglie di nuovo la sfida e si impegnerà nei prossimi giorni e mesi per aiutare questo processo, che non potrà che essere di ricostruzione della fiducia reciproca ad ogni livello, affinché nella legalità ed efficacia delle azioni si trovi la guida per scelte di svolta. Con un netto e forte argine a tutte le forze che agiranno contro questo obiettivo.
Il lavoro darà la forza a Livorno di rinascere, Livorno deve dare forza ai suoi lavoratori.