Federico Mirabelli (classe 1976), componente della segreteria del Pd, è consigliere della nuova Provincia di Livorno. Da tempo si occupa dei problemi del lavoro.
22 ottobre 2015 di Ruggero Morelli
Gli ho chiesto di parlare della attuale situazione politica nazionale e di rispondere a domande anche su temi locali oggetto di dibattiti frequenti e di polemiche aspre.
D – Perché di recente il Pd ha perso alle elezioni regionali e comunali e nel contempo anche l’astensione dal voto in genere cresce?
R – Io non parlerei di una sconfitta del PD. Per fare una analisi seria del voto dobbiamo comparare competizioni elettorali omogenee. Se guardiamo i risultati delle elezioni regionali di quest’anno con quelle precedenti possiamo registrare una generale tenuta del PD. Con questo non voglio sottovalutare il differenziale negativo di voti, in termini assoluti e percentuali, rispetto all’elezioni europee del giugno 2014 ma dobbiamo essere consapevoli che ogni tornata elettorale avviene in contesti politici diversi, dove differenti fattori determinano i livelli di mobilitazione dell’elettorato. In prospettiva penso sia necessario fare una riflessione su almeno tre dati: il primo riguarda l’elevato livello di astensione dal voto raggiunto con le ultime elezioni regionali; il secondo l’assenza strutturata di una coalizione di centro-sinistra; il terzo invece la rinnovata competitività del centro-destra quando si presenta unito.
D -Staino e Fassino hanno deciso di esternare la loro contrarietà alle dimissioni/scissioni dal Pd; è proprio difficile restare in minoranza?
Dipende da come si interpreta il ruolo della minoranza. Penso che sia difficile non solo restare in minoranza ma restare dentro un partito se non si riconoscono i risultati dei congressi e si alimenta uno scontro quasi ideologico con il gruppo dirigente. Nell’ultimo congresso nazionale anch’io ho fatto delle critiche forti a Renzi e al suo progetto politico ma oggi siamo in un’altro contesto politico. Non siamo davanti ad una fase congressuale e il Partito Democratico ha la responsabilità di guidare il Governo del Paese; e’ necessario, secondo me, aprire un confronto propositivo, tra le diverse sensibilità politiche, per sostenere e migliorare le riforme avviate in diversi settori e in particolare sul versante istituzionale.
D- Vendola, Civati, Fassina, Landini: vedi un futuro di unione a sinistra del Pd?
Anche qui i dati elettorali degli ultimi anni parlano chiaro. Questo tipo di sinistra dalle idee inermi, come la definì lo sceneggiatore Francesco Piccolo, ha un consenso politico ristretto e non erode voti al PD. Il PD a mio avviso è l’unico progetto politico della sinistra riformista credibile e la sinistra radicale deve scegliere se continuare a vederlo come il nemico oppure di riconoscerlo come interlocutore fondamentale per costruire una coalizione di centro-sinistra
D – Qual è la differenza tra un componente del Senato eletto su indicazione dalle Regioni da uno eletto direttamente?
Il Senatore nel secondo caso beneficerebbe sul piano politico di un mandato diretto da parte dell’elettorato. A mio giudizio il punto è un altro: vogliamo superare il bicameralismo perfetto e fare del Senato la camera delle Regioni e delle Istituzioni Locali? In questo caso i Senatori possono essere indicati dai Consigli Regionali ma non può essere questo il punto che può bloccare o fare fallire il processo di riforme istituzionali.
D – Il premio di maggioranza andrebbe dato ai partiti oppure alle coalizioni?
Credo che sia un errore affrontare questo tipo di discussione pensando di limitare l’ascesa al governo di una forza politica o di una coalizione determinando una sorta di pregiudiziale istituzionale-politica. La nuova legge elettorale deve sopratutto dare stabilità alle Istituzioni e inaugurare finalmente la stagione dell’alternanza politica. Per il premio di maggioranza Io prenderei a riferimento la legge per l’elezione dei Sindaci, che prevede il premio di maggioranza al partito o alla coalizione vincente.
D – Le primarie sono da rivedere oppure da limitare soltanto agli incarichi amministrativi?
Credo sia necessario fare un intervento di manutenzione sul sistema delle primarie soprattutto dopo quanto è successo in Liguria per la scelta del candidato alla Presidenza della Regione. Le primarie rimangano un grande strumento di partecipazione per la selezione della classe dirigente ma spesso sono interpretate come uno strumento di lotta interna. Servono regole certe a tutela degli iscritti e degli elettori e chiudere la stagione del pancrazio ( disciplina di atletica pesante di origine greca dove erano ammesse ogni tecnica di lotta ).
D – Qual è la situazione delle Province dopo la riforma Del Rio?
La Regione Toscana è intervenuta prontamente con una legge regionale per definire le funzioni e le competenze tra i vari livelli istituzionali e da gennaio il ruolo delle Province sarà più definito. Mi preoccupa la situazione sotto il profilo contabile. Le Province l’anno prossimo, in linea generale, avranno i propri bilanci in dissesto. Un dissesto indotto dai gravi tagli contenuti nelle ultime leggi di stabilità che rischiano seriamente di comprometterne la normale attività amministrativa.
D – Saresti favorevole alla fusione delle tre sigle sindacali?
In linea di principio si ma attualmente non ci sono le condizioni per realizzarla. La storia di questi ultimi anni ci porta in altre direzioni. Un progetto di questa importanza merita comunque un dibattito serio e approfondito.
D – È molto contrastato il diritto di svolgere le assemblee sindacali nell’orario di lavoro soprattutto nelle scuole. Qual’è la tua opinione?
Quanto avvenuto di recente a Roma è stato un bel pasticcio ( mediatico ) e le responsabilità non sono solo nella parte sindacale. A mio avviso nei servizi pubblici essenziali è necessario coniugare I diritti sindacali con quelli dell’utenza. In materia ci sono già leggi e regole. Personalmente sono favorevole alle procedure di raffreddamento del conflitto.
D – A Livorno si parla di fusione con Piombino-Elba; si farà?
Al di la delle volontà e delle dichiarazioni di intenti credo che siamo lontani da una fusione delle due federazioni; è sufficiente ricordarsi il recente dibattito avvenuto nella Val di Cornia circa l’uscita del Comune di Piombino dalla Provincia di Livorno. Probabilmente il confronto che si aprirà sulla nuova organizzazione regionale del PD può favorire nuovi spunti di riflessione.
D -E’ preferibile una Autorità Portuale regionale oppure quello che si prospetta: due AP – Livorno/Piombino e Carrara/La Spezia?
E’ preferibile una unica Autorità Portuale a livello regionale ma delle sinergie sono ineludibili per sostenere lo sviluppo dei sistemi economici locali che guardano a La Spezia e Civitavecchia.
D – Oggi che si parla di risparmi vedi attuabile l’unione dei comuni di Livorno e Collesalvetti?
Mi sembra una ipotesi remota visti i rapporti tra due Comuni soprattutto dopo l’elezione di Nogarin a Sindaco di Livorno. Il tema delle relazioni tra i due Comuni è stato inoltre completamente eluso dal Comune di Livorno nella fase della rielaborazione del Piano Strutturale. Io invece ritengo strategica la collaborazione tra i due Comuni soprattutto per il rilancio del manifatturiero.
D – Come vedi la riduzione del numero delle Asl?
È funzionale solo se è utile a recuperare disefficienze sul versante amministrativo.
D – Per migliorare la sicurezza dei cittadini saresti favorevole ad una sola prefettura per Livorno-Pisa-Lucca e Grosseto?
Queste fusioni o razionalizzazioni, come quella delle ASL, hanno senso solamente se sono tese a recuperare livelli di efficienza nella macchina amministrativa e a liberare risorse, anche umane, da dedicare per esempio alla sicurezza delle periferie urbane.
D – Stenta a nascere il porto turistico in Darsena e si parla di un porto alla Bellana e di uno al Maroccone; come vedi il futuro della nautica da diporto?
Quella del porto turistico è una scelta che dobbiamo compiere fino in fondo per diversificare ulteriormente l’economia locale. In questa ottica è utile mettere a valore la presenza di una importante realtà come quella di Azimut-Benetti. Premesso questo credo che l’ipotesi Marroccone non sia praticabile.
D – Come dovrebbe operare la commissione del consiglio regionale per la costa?
In primis dovrebbe dare una identità e di conseguenza una visibilità ad una area importante sotto il profilo economico, sociale e culturale della Regione Toscana; successivamente dovrebbe veicolare idee, progetti e risorse regionali e non sulla costa.