Piombino, 5 ottobre 2015 : “non si vive con 800euro al mese”
Piombino, 5 ottobre 2015Testo del documento presentato da Adriano Bruschi e paolo Gianardi, in qualità di portavoci delle 4associazioni, nel corso del Consiglio comunale aperto a Piombino, il 5ottobre2015
Nel rispetto del ruolo istituzionale del Consiglio comunale di Piombino, le Associazioni Restiamo Umani, Associazione Ruggero Toffolutti contro le morti sul lavoro, Lavoro Salute Dignità, Legambiente propongono al Consiglio medesimo di assumere per una discussione e approvazione, nell’autonomia dei tempi del consiglio, il documento seguente:
Il Consiglio comunale di Piombino, premesso che,
con l’acquisizione dello stabilimento da parte di Cevital-Aferpi, non è superata la necessità di una politica industriale: come fanno altri paesi europei, lo Stato deve comunque dotarsi di strumenti, per governare i territori indirizzando e controllando l’operato delle aziende private e l’evoluzione dell’economia. Purtroppo, siamo partiti con grandi enunciazioni sulla necessità di una politica industriale del governo, con un tavolo nazionale della siderurgia; e si è finiti alla competizione fra aziende dello stesso settore o, peggio, fra territori, senza un progetto comune, Brescia e Piombino contrapposte.
premesso che,
con l’acquisizione dello stabilimento da parte di Cevital-Aferpi, non è superata la necessità di una politica industriale: come fanno altri paesi europei, lo Stato deve comunque dotarsi di strumenti, per governare i territori indirizzando e controllando l’operato delle aziende private e l’evoluzione dell’economia. Purtroppo, siamo partiti con grandi enunciazioni sulla necessità di una politica industriale del governo, con un tavolo nazionale della siderurgia; e si è finiti alla competizione fra aziende dello stesso settore o, peggio, fra territori, senza un progetto comune, Brescia e Piombino contrapposte.
Abbiamo assistito a suo tempo al declino del deludente modello di partecipazioni statali, vigente fino alla privatizzazione a vantaggio del gruppo Lucchini; poi, il subentro e il successivo fallimento e abbandono da parte di Severstal. Oggi, se vogliamo che la produzione di acciaio a Piombino riprenda e abbia una prospettiva credibile e duratura, occorre che se ne creino le condizioni.
Una volta Piero Nardi ha affermato: “Una fabbrica può funzionare solo all’interno di una strategia almeno nazionale se non europea, con sinergie con altre aziende della filiera produttiva, con i fornitori delle materie prime, con gli utilizzatori dei prodotti, con i fornitori dei servizi collegati, con altre aziende siderurgiche. Ormai le aziende scollegate da tutto il resto non possono sopravvivere. Occorre produrre con delle strategie basate su una conoscenza raffinata e globale”.
Se i problemi continuano ad essere affrontati separatamente – Piombino, Taranto, Terni, Brescia… , le centinaia di piccole e medie aziende, le varie catene dei trasformatori, dei fornitori di servizi -, tutti questi modelli diversi rischiano di fallire, modello Piombino incluso.
Il piano presentato da Cevital brilla per l’incompletezza di tutte le componenti necessarie a valutarlo, è una semplice carta d’intenti. Mancano studi di mercato, prezzi, costi, prospettive negli anni a venire, management, eventuali accordi con aziende utilizzatrici, di servizi e di commercializzazione. Non è stato presentato neppure un brogliaccio in cui si definisca il collocamento degli impianti, le necessità logistiche, il vero fabbisogno delle aree.
A proposito delle materie prime, dopo tante chiacchiere sull’innovativo preridotto, nel cosiddetto piano industriale non c’è scritto nulla sull’ipotesi di produrlo realmente, in Algeria o altrove,
Efficientamento significa miglioramento dell’efficienza. Il miglioramento produttivo si ottiene migliorando la professionalità delle persone, attraverso l’esperienza lavorativa, eventuali corsi specifici. Sicuramente lo si consegue nel saper svolgere bene una mansione, anziché tante mansioni alla meno peggio. Quindi, l’efficientamento non si crea con la riduzione del personale (far fare a persone più mansioni contemporaneamente), ma creando più professionalità nello svolgimento delle mansioni stesse. E, soprattutto, non essere sotto organico rende l’ambiente lavorativo molto più sicuro e sulla sicurezza bisogna non abbassare mai la guardia. Mai e poi mai si dovrebbero mettere i lavoratori in una situazione di non sicurezza lavorativa; e tutto ciò – è matematico – non si ottiene con riduzione del personale e abbassamento dei costi.
Impegna il Sindaco e la Giunta a sostenere in tutte le sedi a perseguire i seguenti obbiettivi:
– Una politica industriale convinta e convincente da parte del Governo per fare in modo che si leghino le varie parti della siderurgia italiana, almeno le filiere dei vari settori, con accordi societari in cui si individuino degli interessi comuni che fanno crescere tutto il comparto. Per questo necessita il finanziamento di interventi volti a strutturare sul territorio italiano relazioni di cooperazione fra imprese: relazioni finalizzate a innalzare la produttività e la competitività dei sistemi industriali; per esempio, reti di impresa che ricostruiscono le filiere produttive, dalla materia prima, alla commercializzazione e servizi collegati, con investimenti comuni in ricerca e innovazione; sul mercato delle materie prime, l’energia, i servizi agli utilizzatori, sicurezza della qualità e continuità produttiva, allargamento dei mercati.
- Urgentemente, un vero e dettagliato piano industriale da parte di Aferpi, Agroindustria e Azienda di logistica portuale Cevilog
- Un rigoroso controllo pubblico sull’ambiente e la salute di lavoratori e popolazione, al fine di evitare che si riproducano disastri come a Taranto.
- Istituire un protocollo tra Azienda, Consorzio delle imprese che interverranno, istituzioni (Regione, Comune, Asl, Arpat, Ispettorato del lavoro, Inail ), Rls, sindacati e un/a delegato/a delle 4 associazioni, per il monitoraggio costante dei lavori di bonifica ambientale e di attivazione dei tre blocchi economici annunciati nel piano Cevital (acciaio, agroindustria e porto). Nel protocollo si dovrà stabilire la periodicità dei controlli e la diffusione pubblica dei loro risultati. Una specifica azione di vigilanza dovrà riguardare i tentativi di camuffamento di eventuali infortuni con la malattia. Tali manovre, da qualche anno e soprattutto nell’ultimo periodo, hanno consentito di nascondere numerosi casi di infortunio, allo scopo di esibire una facciata aziendale più pulita e risparmiare sulla polizza Inail.
Del settore agroindustriale Cevital non si sa praticamente niente, il piano industriale non dice quali impianti saranno costruiti a Piombino; solo nelle relazioni del Commissario Nardi leggiamo di un’ipotesi di industria della distillazione di prodotti vegetali per produrre biodiesel e bioalcool, certamente un’industria impattante sul territorio e con scarse prospettive occupazionali.
Allora occorre approfondire anche questo aspetto affinché non passi ancora una volta in secondo piano l’indispensabile riconversione ecologica della nostra industria, accompagnata dalle bonifiche, a salvaguardia sia del posto di lavoro che della salute di tutti. Il fumo non è più pane (se mai lo è stato); scambiare posti di lavoro con inquinamento ambientale significa illudersi che quei posti di lavoro abbiano un futuro, mentre intanto di sicuro si mina la salute dei lavoratori e delle popolazioni con costi umani, sociali ed economici insostenibili (v. amianto), e si contraddice radicalmente ogni auspicabile diversificazione economica (non solo turistica).
Affinché un tale più degno futuro si apra, è indispensabile però fronteggiare energicamente il presente, fatto di disagio sociale esteso e crescente. Esso colpisce i dipendenti diretti ex Lucchini, i lavoratori e le lavoratrici dell’indotto e di conseguenza le categorie economiche del lavoro autonomo e professionale, l’intero territorio. Non dobbiamo dimenticare che il nostro territorio conta anche altre Aziende dal futuro incerto – v. Arcelor Mittal – e che, oggi, si sopravvive solo grazie agli ammortizzatori sociali, i quali non possono essere visti come una soluzione, ma solo come un modo per tamponare e rinviare il problema .
Nel momento in cui lo stesso cronoprogramma Cevital-Aferpi risulta dilatato fino a 4-5 anni prima di avere in marcia l’insieme delle attività preannunciate, s’impone dunque, per quanto impegnativo esso sia, un piano straordinario a sostegno di tutti i lavoratori in difficoltà che preveda:
- La immediata restituzione della piena disponibilità del proprio TFR ai lavoratori che ne sono titolari, chiedendo al governo che i problemi di contenzioso ambientale non siano pagati dai lavoratori
- La riduzione delle tasse e delle tariffe, in modo sostanziale e non simbolico (TARI, IMU, TASI, Consorzio Toscana Costa, ecc..)
- L’applicazione di pagamenti rateizzati a lungo termine per utenze e servizi
- L’erogazione sollecita di agevolazioni e contributi (contributi per affitto, canoni di locazione ecc..)
- Lo studio di nuove modalità per rinegoziare scadenze e tassi di interesse per mutui e prestiti, nonché per sospenderne il pagamento delle rate
- Il reperimento di fondi comunitari, magari a fondo perduto, da distribuire sul territorio in varie forme per affrontare la mancanza di liquidità per tutte le imprese, oltre a quanto messo in campo dalla Regione Toscana;
- La riduzione delle tasse scolastiche, dei costi di trasporto per i ragazzi e dei costi per l’acquisto dei libri scolastici
- La creazione e/o il miglioramento degli interventi a sostegno dei lavoratori e dei componenti della società più fragili (anziani, disabili, malati)
- La possibilità di accedere ai fondi pensionistici integrativi contrattuali;
- L’istituzione di un fondo di solidarietà tra chi sta lavorando a favore dei colleghi disoccupati o in cassa integrazione;
- Per le prossime assunzioni da parte di Cevital-Aferpi, il rientro in fabbrica prioritariamente dei lavoratori e delle lavoratrici monoreddito, con figli a carico, con mutuo o prestiti da onorare;
- Il ripristino del contributo regionale del 15% che implementi i salari dei lavoratori in cds e misure di aiuto, non simbolico, per i lavoratori già licenziati.
- Più importante di tutti gli aiuti per i lavoratori in difficoltà economica, è operare perché questi ritrovino la dignità del lavoro e siano anche fonte di ricchezza per un territorio e un ambiente, che necessita di lavori straordinari di ripristino e manutenzione. Per questo obiettivo devono essere chieste al governo misure legislative e finanziamenti straordinari, per far fronte di un’integrazione, pari a circa il 20 %, della busta paga di coloro che sono in cassa integrazione, per attivare così, d’intesa con il sindacato, forme di lavori socialmente utili. Lavori comunque aggiuntivi e non sostitutivi di posti di lavoro in essere, per un numero elevato di lavoratori. Cosa evidentemente diversa dal mero sconto fiscale di poche decine di euro, elargito (come sembra prospettarsi) dalle istituzioni locali: quest’ultima misura suona come un’elemosina umiliante e per pochi lavoratori.