Una nutrita delegazione del Comitato Verità su Eurathlon e Nato ha partecipato giovedì 30 luglio alla presentazione dell’evento “robotico” in programma a metà settembre a Tor del sale.
3 luglio 2015 da Comitato Verità su Eurathlon e Nato, Piombino
Si è notato che – a differenza del sito web http://www.cmre.nato.int/ – nelle spettacolari diapositive proiettate dagli organizzatori, il logo della Nato non figurava accanto a quello del Cmre, che della Nato è invece il centro di ricerca con sede alla Spezia, oltre che organizzatore principale di Eurathlon.
E proprio alla domanda del Comitato sul significato del ruolo centrale del Cmre nel progetto Eurathlon, le risposte sono risultate evasive: si tratterebbe di ricerche “ad esclusivo scopo civile, addirittura benefico”, affermano i ricercatori retribuiti dal Cmre, il quale sarebbe una “struttura civile” (!) della NATO – potente e aggressiva alleanza militare, che agisce sotto comando militare, in Afghanistan come in Libia, a giudizio del Comitato. Quest’ultimo non contesta affatto la ricerca sui robot, ma non si fida del fatto che, dentro Eurathlon, a guidarla ci sia un centro di ricerca militare, certamente molto interessato a impiegare ai propri fini militari il lavoro creativo dei giovani ingegneri costruttori di droni e robot. Ecco la necessità del dubbio, da portare alla superficie delle coscienze. La questione della neutralità della scienza è appunto un caso di coscienza che deve interessare tutti : gli scienziati, in nessun caso, dovrebbero accettare fondi per la ricerca, né ingerenze di sorta, da parte di organizzazioni militari, neppure quando non si preveda uno scopo legato a programmi bellici, bensì il semplice sviluppo della ricerca di base.
L’illustrazione di Eurathlon da parte degli organizzatori è apparsa in qualche momento come la kermesse per presentare un nuovo prodotto, nonché un’operazione di marketing territoriale, capace di portare immancabilmente Piombino alla ribalta nel mondo. Il Vicesindaco, bontà sua, non ha esitato a sostenere che “se si ragionasse come il Comitato, dovremmo rifiutarci di utilizzare internet perché di origine militare”. Come se fosse un bene che i finanziamenti e le scoperte maggiori siano militari e usati per le guerre, con le pesantissime implicazioni in termini di vittime e distruzioni che ne conseguono, e invece non fosse assai più ragionevole favorire la ricerca scientifica civile senza aspettare che le scoperte militari, volte all’impiego bellico, arrivino all’uso di tutti, quando sono superate per i militari.