Eleonora Forenza, eurodeputata dell’Altra Europa con Tsipras – gruppo GUE/NGL, ha presentato oggi un’interrogazione parlamentare alla Commissione Europea a proposito della riforma della scuola del governo Renzi, in particolare per quanto concerne la questione degli insegnanti precari.
4giugno 2015 da Eleonora Forenza eurodeputata dell’Altra Europa
«La Corte di Giustizia Europea – si legge nel testo presentato dalla deputata europea -, il 26 novembre 2014, ha condannato il Governo italiano per il ricorso reiterato ed abusivo a contratti a tempo determinato in danno dei precari e delle precarie della scuola, e le motivazioni della sentenza mettono in evidenza che tale abuso è stato operato in contrasto con la Direttiva n. 1999/70/CE relativa all’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato.
In questi giorni è in discussione al Senato una proposta di legge del governo nella quale, per ovviare alle inadempienze di cui sopra, si propone di non attribuire più incarichi a tempo determinato ai precari e alle precarie che abbiano superato o stiano per superare il limite di trentasei mesi previsto dalla legislazione italiana per impedire l’uso abusivo di tali tipologie di contratti.
La norma in discussione, se approvata, impedirebbe alle persone legittimamente inserite in graduatorie concorsuali, siano esse per titoli ed esami come quelle dei concorsi ordinari o per soli titoli come nel caso delle graduatorie ad esaurimento, di accedere a posti di insegnamento o di altre figure professionali della scuola a vantaggio di altri soggetti con punteggio inferiore che avrebbero avuto la “paradossale “fortuna” di aver cumulato periodi di servizio inferiori al limite.
In tali circostanze – prosegue nel testo Eleonora Forenza – si configurerebbe la lesione di un diritto, anch’esso disciplinato dalle direttive richiamate nella citata sentenza, tutte ispirate al principio della tutela dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici contro gli abusi del datore di lavoro, sia pubblico che privato e che, in questo caso, inoltre, proprio il meccanismo che consente l’accumulo di punteggio per poter avanzare nelle graduatorie ad esaurimento ai fini dell’immissione in ruolo, chiaramente evidenziato nella citata sentenza, diventerebbe il principale impedimento al prosieguo del rapporto di lavoro nella scuola sotto qualunque forma».