In mostra 40 opere
L’esposizione ad ingresso gratuito è visitabile il venerdì, sabato e domenica
23 maggio 2015 da Fattori Contemporaneo
Dopo otto anni torna ad esporre ai Granai di Villa Mimbelli (via San Jacopo in Acquaviva, Livorno), Giovanni Campus, una delle figure più singolari e autonome dell’arte italiana. L’artista esporrà fino al 14 giugno in una personale che ripercorre a grandi linee la sua attività pluridecennale. In mostra 40 opere (opere su tela e due installazioni) , in prevalenza di proprietà dell’artista, ma alcune anche appartenenti alla collezione civica del Comune di Livorno, acquisite durante gli anni di attività del Museo Progressivo di Arte Contemporanea.
La mostra “Giovanni Campus”, ad ingresso gratuito, sarà visitabile nei giorni di venerdì, sabato e domenica nel consueto orario del museo di Villa Mimbelli: 10-13 e 16-19.
Alla domanda posta all’artista su quale potrebbe essere il titolo dell’esposizione, Campus risponde:
“Tempo in processo. La realtà che attraversiamo”. Le opere in mostra, che vanno lette come in un percorso unico, attraverso la loro composizione figurale concorrono infatti ad un “unicum” percettivo temporale finalizzato all’interrogazione esistenziale sul nostro tempo.
L’arte contemporanea di Campus, in continua ricerca sulla cultura del momento, si colloca pertanto all’interno del progetto del Museo Fattori di Villa Mimbelli : “Fattori contemporaneo”, teso a fare del museo, non tanto un luogo di conservazione delle opere ma un luogo dinamico aperto a nuovi linguaggi legati alla contemporaneità.
Giovanni Campus
Nasce ad Olbia nel 1929. Dopo aver compiuto gli studi classici a Genova si trasferisce a Livorno dove frequenta la scuola Trossi Uberti allora diretta dall’incisore Carlo Guarnieri.
Nel 1968 lascia il lavoro per dedicarsi interamente all’attività artistica e si trasferisce a Milano. Inizia una lunga serie di esposizioni tra la fine degli anni Sessanta egli anni Novanta sia in Italia che all’estero (Parigi, Londra, Vienna, Madrid, New York, Caracas, New Delhi). Nel 1977 nella piazzetta di Palazzo Reale a Milano realizza una ”installazione continua” a dimensione ambientale: una serie di percorsi di tratti di molle metalliche sospese in tensione coinvolgenti la spazialità urbana. Partecipa con “gli ambienti segnici interrelazionali” sonori e luminosi alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna nel 1978 ed al Museo Progressivo d’Arte Contemporanea di Livorno nel 1979.
Consequenziali le installazioni sulle coste della Gallura nel 1983 con estensioni di tratti di corda tesi in proiezione lineare sull’area naturale prescelta. Da questa processualità condotta in parallelo tra proiezione rappresentativa ed espressività strutturale, cioè tra idea ed oggetto, sono scaturite quelle serie di opere disposte orizzontalmente sul piano in pieni-vuoti articolati. Dapprima superfici irregolari in cemento e, successivamente, opere in acrilico su tela-legno sagomato con estensioni in ferro. Nel suo lavoro ha sempre analizzato le relazioni tra la forma e lo spazio, tra interno ed esterno, tra pieno e vuoto, definendo il suo lavoro una continua ricerca sul tempo. La spazialità è per lui insita nella temporalità.
È il divenire dell’immagine che si colloca. Non è la forma che si colloca nello spazio bensì la spazialità interna alla forma che si pone come spazio-luogo autonomo e relazionato. L’artista, che lavora ancora intensamente, ha mantenuto nel tempo il medesimo rigore formale e la coerenza poetica pur variando l’utilizzo dei materiali.