Il governo ha posto la fiducia sulla riforma della legge elettorale, Il Pd quasi si spacca, mentre opposizioni e minoranza insorgono e a Forza Italia, per voce di Brunetta, non piace il fascismo renziano, senza però spiegare quale gradisce. La foto di un Parlamento sull’orlo di una crisi di nervi, con lanci di crisantemi da parte dei deputati di Sel.
28aprile 2015 di S.L.
Nel pomeriggio la Camera ha respinto, con voto segreto, le pregiudiziali di costituzionalità all’Italicum, con 384voti favorevoli al Governo contro 209. A fronte di un parlamento ormai impazzito e privo di bussola, questo il commento di Matteo Renzi sul suo profilo facebook:
È arrivato il momento di fare sul serio. Dopo anni di rinvii possiamo finalmente restituire dignità alla politica: la legge elettorale è a un passo dal traguardo. Non potevamo accettare altri rinvii. Adesso noi ci prendiamo le nostre responsabilità a viso aperto. Il Governo è nato per fare le riforme. Se non vogliono fare le riforme, ce lo dicano e andiamo a casa subito, come prevede la nostra Costituzione. Questo significa mettere la fiducia. E lo facciamo davanti agli Italiani, davanti al Parlamento.
E’ forse presto per capire se il confronto con la legge Acerbo è attinente al nuovo contesto, ma di certo vale la pena ricordare che mai nella storia della Repubblica una riforma elettorale è stata imposta con il voto di fiducia, per di più in un parlamento sfiduciato dagli elettori, considerato anche l’alto livello di diserzione dalle urne. La legge elettorale, forse importa poco a chi ormai non crede più in questo Parlamento e alla possibilità di tornare ad essere un Paese normale, tuttavia vale la pena ricordare che, è quanto regala la democrazia e il destino della sua comunità, è pertanto un bene collettivo e non di proprietà di un Partito politico, anzi di un politico, considerata la contrarietà di una parte rilevante e rappresentativa del Pd.
L’unico precedente fu appunto la legge Acerbo che, passò con il voto di fiducia imposto da Mussolini: 336 presenti in Aula, 178 furono i voti a favore della fiducia, 157 invece quelli a favore dell’innalzamento della soglia e contro il governo. Risultò decisivo il numero dei 53 assenti che avrebbero potuto orientare in modo diverso l’esito del voto e il futuro del nostro Paese.
La Legge Acerbo prevedeva l’adozione di un sistema proporzionale con premio di maggioranza, con collegio unico nazionale, suddiviso in 16 circoscrizioni elettorali. A livello circoscrizionale ogni lista poteva presentare un numero di candidati che oscillava da un minimo di 3 a un massimo dei due terzi di quelli eleggibili (non più di 356 su 535); oltre al voto di lista era ammesso il voto di preferenza.
Ogni riferimento a persone o fatti è, ovviamente, puramente casuale.
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