Dal 7 marzo in poi, un appalto nuovo rappresenterà una incognita per i lavoratori/trici che, usciti dall’appalto e riassunti dalla ditta subentrante, si vedranno applicate le regole previste dal decreto legislativo con cui il governo Renzi ha dato attuazione, nella materia dei licenziamenti, alla legge delega cosiddetta JOBS ACT.
12 marzo, da Federico Giusti Cobas
Saranno dei neo-assunti. E quel decreto legislativo peggiora pesantemente la libertà del licenziamento, cancellando perfino quella residua tutela che la signora Fornero, ministra del lavoro del governo Monti, non aveva avuto -bontà sua!- la faccia tosta di abolire!
Il decreto considera annullabile dal giudice, a cui si sia fatto ricorso, solo il licenziamento comunicato a voce, o basato su motivi discriminatori (appartenenza a nazionalità, a partiti, a sindacati non graditi all’azienda; avere orientamenti sessuali invisi al padrone). Ma chi mai licenzierebbe per questi motivi o con queste modalità, disponendo di ben altri “argomenti” più efficaci e più sicuri?
È sufficiente, infatti, a conferire validità al licenziamento anche un ritardo non preavvisato di pochi minuti, o l’aver fumato una sigaretta sul luogo di lavoro, o l’avere fatto una telefonata dal lavoro, o l’avere usato il computer aziendale per inviare una e-mail personale, ecc… Per non parlare del licenziamento per sopraggiunta inidoneità fisica o psichica alla mansione ricoperta: anche in questo caso il decreto legislativo benedice la cacciata del lavoratore, della lavoratrice, dall’azienda.
Tutt’al più, l’azienda sarà condannata al pagamento di una indennità pari a qualche mensilità di retribuzione (2 per ogni anno di servizio): un’elemosina con cui sopravvivere e mettersi alla ricerca di un posto di lavoro pressoché introvabile. È chiaro che l’obiettivo di questo decreto consiste nell’imporre nei luoghi di lavoro un sistema basato sulla ferocia aziendale più estrema, una sorta di dittatura, con cui terrorizzare chi lavora, ridurlo all’obbedienza più cieca, calpestare la sua dignità, infine poter licenziare a man bassa e fare nuove assunzioni di persone già “educate” a entrare in azienda con la testa bassa e a non rialzarla mai più.
Nuove assunzioni, per ognuna delle quali il governo, con la cosiddetta legge di stabilità, ha riservato alle aziende una gratifica di 8.060 euro, come esonero dal versamento dei contributi previdenziali!!! A questi scenari che ci riportano alle epoche più buie della storia del lavoro sotto padrone, è necessario rispondere con l’unità di tutti e di tutte contro ogni licenziamento.