25settembre 2014 da Sinistra Anticapitalistica
Piacerebbe che da parte dell’ASA e dell’Autorità Portuale ci fosse per la città e i residenti delle zone centrali, ma non solo, lo stesso rispetto ed attenzione che vengono forniti alle imprese. Non comprendiamo infatti l’entusiasmo per il cosiddetto progetto di “revamping” che dovrebbe garantire la fornitura al Comune e al Porto di acqua depurata proveniente dall’impianto del Rivellino per uso “industriale”.
Un progetto che dovrebbe costare 10 milioni di euro, ma che si inserisce all’interno di una logica di mantenimento dell’ impianto di depurazione e della sua localizzazione attuale, cioè nel pieno del centro storico e di pregio della città.
Una scelta a dir poco nefasta di una vecchia Amministrazione Comunale a maggioranza PCI che tuttavia bene evidenzia i limiti culturali e le sensibilità urbanistiche ed ambientali della classe politica e sindacale livornese che si possono ritrovare anche oggi nelle scelte come quelle dell’offshore o della discarica del Limoncino.
Come è possibile pensare ad un intervento simile, dagli investimenti importanti, contrapponendolo alla più logica decisione di spostare il Rivellino?
Una scelta, quella del trasferimento, che avrebbe una incidenza sulla qualità dell’aria della Venezia e potrebbe portare ad un importante recupero di un pezzo della città tale da poter riqualificare tutto il quartiere. Non si tratta solo di eliminare l’inquinamento olfattivo, non poca cosa per gli abitanti, ma anche di dare una immagine diversa ai turisti e ad invogliarli ad una maggiore e, soprattutto, diversa presenza in città.
Costa 100 milioni tale spostamento? Iniziamo a pensare a fare un progetto e a trovare i finanziamenti pubblici, europei e privati per la sua realizzazione, coinvolgendo Comune e Regione Toscana. Investire oggi una cifra relativamente consistente come quella prevista, diventerebbe in futuro un ostacolo per una decisione radicale di trasferimento, nel nome “degli investimenti già effettuati” che non devono essere sprecati.
L’Autorità portuale, anche tramite gli utili di questi anni forniti dalla Porto 2000, di cui si prevedono ulteriori incrementi per i prossimi anni, potrebbe garantire una cifra diretta e coperture bancarie ben superiori ai 5 milioni previsti.
Anche per questo siamo contrari alla privatizzazione di un bene comune e collettivo quale è la Porto 2000 che, qualora dovesse mantenere un controllo pubblico, potrebbe continuare ad avere delle ricadute positive su tutta la città.