5settembre 2014 Di Aron Chiti
Ho trovato molto efficace l’intervista di Stellati per pisorno, essenzialmente concreta in una commistione di logica sociale e pancia affettuosa, una chiacchierata con un personaggio, certamente controverso, ma sul cui impegno, lucidità di analisi e altruismo sociale non c’è da aver dubbi.
Penso di certo che le realtà di una città molto estesa come Livorno e in scomposto mutamento sociale come la nostra, sono probabilmente più frastagliate e non sono convintissimo che il tessuto cittadino e gli “scambi” tra le persone siano nella totalità della città rimasti sempre gli stessi purtroppo.. ma credo che Pio, come testimonianza profonda del suo quartiere, abbia dato un paio di spunti alla discussione molto interessanti. Dove non c’è grande benessere e prospettive (per zone) le modalità e il bisogno anche di interfacciarsi con i vicini e gli altri abitanti del microcosmo “quartiere” probabilmente cambiano ma non in modo sostanziale.
Penso anche io che i modi con cui la gente si relaziona possono essere rimasti simili… ma il cambio di generazioni, lo stravolgimento di equilibri sociali dovuti alle necessità o alle opportunità di investimento (o speculative) non possono invece non lasciare un sempre maggiore segno progressivo dentro realtà che oggi, più di ieri, sono notevolmente più eterogenee. I problemi, dice Pio, sono sempre gli stessi.. ne sono convinto: per chi fatica economicamente e socialmente ad andare alla stessa “velocita’” degli altri, in fondo, manifestano le stesse esigenze e bisogno di sostegno a 360° e questo, è evidente, non è stato intercettato e sostenuto nei decenni se non da volontari , associazioni e comitati locali che, nonostante il lavoro eroico svolto e che svolgono, è destinato ad andare sempre più in affanno senza un appoggio lungimirante e concretamente presente delle politiche delle istituzioni locali.
Il pericolo (ormai a mio avviso certezza) è quello di perdere un bagaglio sociale, culturale e di modalità interpersonali, coesione e senso solidale di appartenenza che, seppur decenni fa non fossero rose e fiori, ad oggi sembra incamminato ad essere archiviato in un simbolico “ti ricordi quando nel quartiere si stava con le tende alle finestre e porte aperte tutto il giorno..?.. bei tempi..”. Quanto lo fossero davvero non saprei.. ma di certo sta’ diventando un ricordo in molte, troppe realtà cittadine. Su quanti aspetti del vivere di una comunità influisce questo cambiamento.. ci sarebbe da fare un elenco lunghissimo.. che riguarda anche chi, con certe battaglie di vita, fortuna per lui, non ha ancora dovuto fare i conti.