Un’altra serata da sogno al Backdoor, questa volta con Ryley Walker
12 Ottobre 2024, di Michele Faliani
File under: concerti indimenticabili. E non è una novità per il Backdoor, sala da concerti nata quasi per caso poco prima della pandemia, quando 4 amici decisero di regalare a questa parte di provincia una sorta di festival per poter andare a qualche concerto forse per evitare che le mogli rompessero loro troppo le scatole con le frequenti trasferte nel nord Italia. E così, dopo Simon Finn e Sara Davachi, dopo Elli de Mon e Roberto Menabò, e dopo addirittura uno dei 3 concerti italiani di Bruce Cockburn, la sala della Casa del Popolo di Castelfranco di Sotto (che una volta tolte le luci, le spie e l’impianto è pronta ad assistere a nuove tombolate, altre lezioni di liscio e chissa cos’altro) questa volta ha visto salire sul palco niente di meno che Ryley Walker, prodigioso chitarrista e sublime songwriter, per regalare a questa specie di East End della provincia pisana (sì, perché il confine con Firenze è proprio a pochi chilometri da qui, tant’è che il prode Banchini, uno dei deus-ex-machina del Backdoor, è convinto tifoso viola) un lunedì sera di quelli da ricordare a lungo.
C’è qualcosa di speciale in quella sala, diventato uno dei punti di riferimento di musicisti, giornalisti e intellettuali fiorentini. Ormai ci conosciamo tutti, e anche il caffè e il grappino barricato al bar del circolo sono ormai parte di un rito da consumare con piacere.
Ryley Walker sale sul palco dopo un breve opening act di Simone Romei (ottimo chitarrista che ci regala, oltre a 3 suoi strumentali, anche una bella cover di Jackson C. Frank) e inizia a sistemare le sue cose, senza che nessuno si accorga della sua presenza; saranno le chiacchiere pre-concerto, oppure il fatto che Ryley sia ben rasato e pettinato, a differenza delle foto e dei video che abbiamo consumato nei giorni pre-concerto. Saluta, inserisce il jack nella sua Gibson e inizia il suo spettacolo, fatto di lunghe introduzioni improvvisate, di esilaranti impressioni sull’Italia e sulla bontà della cucina degli Autogrill, dell’acqua San Benedetto e degli americani che si scattano foto alla torre di Pisa, ma soprattutto di canzoni in bilico fra folk e sperimentazione, fra Nick Drake e Robert Wyatt, fra New York e la East End pisana che anche stasera è uscita dal suo cono d’ombra e ha illuminato la serata di oltre cento irriducibili amanti della musica fuori dagli sche(r)mi. Ecco perché il Backdoor è e rimarrà uno dei posti del cuore, chiunque passerà a suonarci.