Livorno sta per perdere un altro possibile elemento del suo sviluppo economico
29maggio 2018 da Francesco Renda Rifondazione Comunista, Livorno
Da un lato per il perfezionamento delle vendita dei terreni, ormai ribattezzati “zolle d’oro”, della Paduletta, dall’altra perché il mese scorso la Procura di Livorno ne ha chiesto il fallimento, guarda caso però appena messo in sicurezza il destino proprio di quelle aree.
Ripercorrere la storia della partecipata del comune è assistere ad uno stillicidio continuo di declino, dagli interventi di acquisto per reindustrializzazione, dalla ex Borma fino alle aree ex CMF la società avrebbe potuto essere uno strumento qualificato ed incisivo per guidare l’insediamento di nuove imprese ed il rilancio occupazionale di Livorno. Ma SPIL non ha mai rivestito il ruolo di cabina di regia del rilancio occupazionale di cui il nostro territorio avrebbe avuto bisogno. Poi il tracollo, dal contenzioso perso con la canadese Magna Closures per arrivare all’assurda operazione dell’ex cinema Odeon. Com’è possibile che l’amministratore unico Vincenzo Piscitelli venga sostituito dal Tribunale, in seguito alla mancata approvazione del bilancio 2016, e che il lancio di SPIL2, creata al solo scopo di cedere Paduletta, passi talmente inosservato da non destare il minimo sospetto che qualcosa non quadri in tutta la vicenda?
L’inizio della fine è la richiesta, poi ritirata proprio da SPIL, di concordato preventivo, dopodiché bastano pochi giorni affinché la Magna chieda il fallimento della partecipata. Siamo nel settembre dello scorso anno e da quel momento le cose iniziano davvero a precipitare, dal ricorso della CCIAA per l’uscita dalla compagine azionaria (con relativo sequestro conservativo dei beni dello scorso febbraio) a quello di CILP contro il bando per la cessione dell’80% di SPIL 2, quella che ha in pancia le zolle di Paduletta ed in affitto proprio a CILP fino al 2028, ricorso respinto poi dal TAR della Toscana lo scorso marzo.
Livorno ha bisogno di una cabina di regia che possa governare la reindustrializzazione del proprio territorio e creare il lavoro del quale abbiamo una vitale e disperata necessità. Come può Filippo Nogarin gioire per il prossimo rilancio e risanamento della società se questa verrà nei fatti liquidata dopo aver ceduto a Palumbo le famose zolle d’oro? Noi non gioiamo, anzi siamo furiosi per la fine che SPIL sta facendo e chiediamo che i responsabili di questo disastro siano individuati. La società affonda gravata da oneri finanziari che qualcuno avrà pur sottoscritto, vorremmo che le eventuali indagini della Procura in questo senso non si concludessero in un nulla di fatto. In primo luogo per tentare di restituire a Livorno una società preziosa ed in secondo luogo affinché si giudichino, alla luce del sole, le attività legate ad un patrimonio che è e deve rimanere pubblico affinché in futuro chi potrebbe praticare accordi sotto banco magari ci pensi due volte.