“Premessa la massima fiducia nella Magistratura ci auguriamo che si arrivi presto ad una soluzione positiva per il territorio, cittadini e lavoratori”
11aprile 2018 da CGIL Piombino
Sentiamo l’obbligo di evidenziare come, ad oggi, i problemi emersi rimangono inalterati, a partire da quelli dei lavoratori che, con dignità e serietà, continuano a manifestare e a confrontarsi con tutti coloro che vogliono qualsiasi chiarimento sull’impianto.
Il punto però è anche un altro: senza interventi di risanamento, la discarica continua ad emettere gas per la decomposizione del materiale, producendo probabilmente percolato che provoca ulteriore pericolo di inquinamento se non trattato e controllato.
Il fermo degli impianti della discarica ha arrestato il processo di risanamento in atto, aumentando il disagio dei cittadini e del territorio, aggravando una situazione che, secondo quanto dichiarato dall’azienda, poteva essere sanata nei tempi previsti dal crono programma. Le risorse necessarie per risanare venivano dai ricavi dei conferimenti, fermati quelli a causa del sequestro, il problema di chi paga è l’ostacolo principale all’indispensabile processo di bonifica insieme al pericolo che, le aziende che utilizzano la discarica, siano costrette a rivolgersi altrove aumentando il traffico di mezzi pesanti con i conseguenti rischi e costi ambientali. Un intervento dei comuni appare complicato per le difficoltà di bilancio in cui versano e, anche un intervento parziale, servirebbe a tamponare momentaneamente la situazione perché la discarica avrà bisogno, in ogni caso, di manutenzione continua.
Il problema va quindi inquadrato nella sua interezza.
Si deve ricercare una soluzione che affronti l’emergenza e metta in sicurezza il territorio. Ci chiediamo: perché non collegare questa vicenda alla trattativa della vendita della ex Lucchini? E alle fasi di discussione che riguardano l’annosa vicenda delle bonifiche, a partire dalla “famosa” discarica LI53? Perché non coinvolgere i ministeri competenti?
Bonifiche e risanamento del territorio siderurgico non si possono fermare al confine delle acciaierie.
Salvaguardare la salute dei cittadini e dei lavoratori è una priorità di cui devono farsi carico tutti i soggetti responsabili. Conservare il lavoro e controllare e favorire processi virtuosi sono esigenze non rinviabili. Ai Comuni e alla Regione chiediamo di valutare questa soluzione e di stimolare l’intervento dei ministeri competenti avviando un proficuo confronto con le OO.SS.. Serve un progetto dove, il territorio risanato, possa favorire processi di diversificazione economica e compatibilità fra i diversi settori produttivi.