Come in molte altre città, anche a Livorno in occasione del 4 novembre, giorno in cui lo Stato e le Istituzioni celebrano la guerra e l’esercito, si si è svolto il presidio antimilitarista organizzato dal gruppo locale della rete femminista nazionale ‘Non Una Di Meno’, animato dallo slogan “Basta militarismo, sessismo, violenza!”
5novembre 2017 da Federazione Anarchica Livornese e Collettivo Anarchico Libertario, Livorno
Al presidio anche la presenza degli anarchici, che hanno diffuso un comunicato in varie zone della città di Livorno e di cui postiamo integralmente il testo:
Lo stato italiano è in guerra, a circa 14000 unità ammonta il personale impiegato in missioni militari. Se metà sono impegnati all’estero, come truppe di aggressione e occupazione in molti paesi tra cui Libia, Iraq, Libano, Afghanistan, un’altra metà sono impegnati nell’operazione “Strade Sicure” e pattugliano in assetto da guerra le strade, le piazze e le stazioni delle nostre città.
64 milioni di euro il giorno. Ecco quanto costa mantenere in piedi il baraccone militarista, dalle missioni al sostegno alla produzione bellica, dai privilegi per gli ufficiali alle spese per gli armamenti. Miliardi e miliardi che vengono sottratti a sanità, pensioni, istruzione, reddito. Un saccheggio delle condizioni di vita della maggior parte della popolazione, una vera e propria guerra contro gli sfruttati, per la quale sono schierati anche i militari nelle strade. Questa guerra colpisce innanzitutto le donne, che sono il soggetto che più viene colpito dagli effetti dei tagli ai servizi, alla sanità e all’istruzione.
Il militarismo, sia come ideologia, sia come concreto disciplinamento economico e politico della società, ha sempre accompagnato la difesa della Famiglia alla difesa della Patria, perpetuando e consolidando i ruoli subordinati imposti alla donna dal patriarcato, escludendo e criminalizzando ogni soggetto che si sottraesse al rigido schema patriarcale. Anche oggi l’Esercito è, assieme alla Chiesa Cattolica, una delle organizzazioni più reazionarie attive in questo paese, non solo perché si fonda su un modello machista e violento, ma soprattutto perché la sua funzione è difendere e diffondere con le armi l’attuale ordinamento sociale e politico. Nessuna quota rosa nelle truppe e nessuna apertura a “gay e lesbiche in divisa” può cancellare la natura violenta e machista dell’Esercito. Infatti per quanto le politiche di uno Stato possano orientarsi verso la tutela dei diritti civili, la funzione del suo apparato militare sarà sempre orientata alla repressione e al controllo dei soggetti oppressi.
Per questo vogliamo costruire una liberazione sociale che rovesci l’organizzazione statale e gerarchica della società, l’oppressione di genere, la divisione in classi sociali, la proprietà privata e gli apparati coercitivi come l’esercito e la polizia. Vogliamo costruire un mondo di liberi e di eguali.
Siamo convinti che sia necessaria, specie quest’anno in cui la Festa delle Forze Armate del 4 novembre si caratterizza ancor più del solito in senso nostalgico e guerrafondaio, una presa di posizione contro la violenza sessista e di genere attraverso una riaffermazione delle pratica dell’antifascismo, dell’antimilitarismo, dell’antirazzismo. Per questo abbiamo aderito all’appello lanciato da Non Una Di Meno Livorno.