Il 16gennaio di 25anni iniziavano i primi bombardamenti USA nella guerra d’Iraq, avviando, quella che Papa Francesco ha definito, la terza guerra mondiale a pezzi
16gennaio 2016 da Franco Busoni
Molte le iniziative e presidi organizzati in tante città e, anche Livorno ha dato vita al suo Presidio a partire dal pomeriggio in piazza Grande: bandiere, gazebo, e volantini oltre ad un video autoprodotto dagli organizzatori, per spiegare alla città che, 25 anni di guerra sono troppi e che bisogna dire basta.
Nella notte fra il 16 e il 17 gennaio di 25 anni fa coi bombardamenti sull’Iraq iniziò la “terza guerra mondiale”. Iugoslavia, Kosovo, Afghanistan, Libia, Siria o Gaza e il Libano e lo Yemen o il terrorismo stesso non sono episodi distanti fra loro e da noi, ma episodi di quella “terza guerra mondiale a pezzi, a capitoli, dappertutto” nella quale siamo direttamente coinvolti.
Adesso questa guerra, che col terrorismo colpisce ovunque e che, con l’acutizzarsi della crisi in Libia è ormai sulla soglia di casa nostra, con la corsa agli armamenti e lo stanziamento di bombe nucleari di nuova generazione anche in Italia, apre di nuovo la pagina spaventosa della possibilità di conflitto nucleare.
Video interviste al presidio No Guerra, Livorno:
Sono già 19 le sigle politiche e/o di Associazioni che hanno aderito e partecipato al presidio ma altre, promettono gli organizzatori, seguiranno in previsione delle prossime iniziative già in agenda:
- Venerdì 29gennaio, a partire dalle ore 18 presso il circolo Arci “Le mi bimbe” di Ardenza, organizzato dal Giga (Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati), proiezione e dibattito su: Destabilizzazione in M.O. e politiche interventiste con Franco Dinelli (ricercatore fisico CNR Pisa e coordinatore Pax Cristi, Italia centrale), Andrea Vento e Giacomo Di Lillo (Giga)
- Venerdì 12febbreio alle ore 18, presentazione dell’ultimo libro di Manlio Dinucci “L’arte della guerra”.
- Ad aprile una iniziativa riguarderà il porto di Livorno, la sua denuclearizzazione e i rischi del suo coinvolgimento nei traffici di materiali bellici, già denunciati dal giornalista Enrico Fedrighini nel suo libro “Moby Prince. Un caso ancora aperto”.