La presenza della base militare di Camp Darby sul nostro territorio è sempre stata una questione dirimente per le forze politiche e amministrative, per i rischi che questa presenza comporta per la popolazione e per i processi di militarizzazione di una vasta area costiera tra Pisa e Livorno che determina.
31maggio 2018 da Rifondazione Comunista, Una città in Comune, Possibile Pisa
Già lo scorso anno le forze pacifiste e antimilitariste del territorio avevano dato vita ad un presidio contro il potenziamento di Camp Darby, come reazione alla notizia – uscita con un ritardo di molti mesi – del potenziamento delle infrastrutture militari (raddoppio della ferrovia, potenziamento del canale dei Navicelli per il collegamento con il porto di Livorno, abbattimento di quasi mille alberi, distruzione di ettari di terreno gli interventi più evidenti) che rafforzerebbe una delle basi strategiche più importanti degli USA in cui si raccolgono e smistano armi verso tutti i settori di guerra più caldi (Libia, Siria/Medio Oriente, Yemen).
In cinque anni, i consiglieri comunali eletti da UCIC e Rifondazione Comunista hanno portato avanti la battaglia contro la militarizzazione dell’aeroporto (l’Hub Militare per lo smistamento di truppe italiane e straniere) e per la riconversione a scopo civile della base militare di Camp Darby. Da un anno circa, la coalizione Diritti in Comune (Rifondazione Comunista, Una Città In Comune, Possibile) ha proseguito nel lavoro individuando nell’opposizione all’annunciato potenziamento della base il punto di partenza per costruire un vasto movimento popolare contro l’evidente rafforzamento del ruolo operativo della base come e di tutte le infrastrutture militari che in questi anni hanno reso il territorio tra Pisa e Livorno un settore altamente militarizzato e a rischio.
Il ‘Coordinamento No guerra No Camp Darby’ ha lanciato per il 2 giugno un nuovo appuntamento, una manifestazione a cui abbiamo aderito immediatamente, perché oggi la battaglia per la chiusura di Camp Darby, per la restituzione del territorio oggi occupato e per la sua riconversione a scopi civili è ancora più impellente: in un momento storico in cui i venti di guerra in Medio Oriente, con il conflitto in Siria, le aggressioni al popolo palestinese e al popolo kurdo, le minacce rivolte contro l’Iran dagli USA e da Israele, stanno soffiando sempre più impetuosamente, riattivare un movimento pacifista e antimilitarista che abbia come primo obiettivo la mobilitazione contro la guerra imperialista è un dovere che assumiamo integralmente sul piano politico-programmatico che con l’attiva partecipazione al corteo.